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preferita è in viaggio.»
Mentre lei rideva, lo stomaco di Will cominciò a contrarsi. Era sicuro
che le fitte di dolore sarebbero durate fino a quando la collana maledetta
non sarebbe definitivamente uscita dalla sua vita. In un modo o nell'altro.
Sabato, 15 gennaio
55
Il cugino di Dorinda dormì come un sasso, quasi non avesse una sola
preoccupazione al mondo. Quando si era sdraiato, il materasso gli era par-
so un po' troppo duro per i suoi gusti, ma dato che si trattava di Gus, aveva
chiuso gli occhi e si era addormentato in un attimo.
Quel sabato mattina si svegliò presto. Contò fino a dieci, recuperò con-
sapevolezza e finalmente ricordò dove si trovava. «Cugina Dorinda!» gri-
dò quasi. «Che peccato.»
La radiosveglia segnava le sei e dodici. «Il senso del tempo cambia
quando si invecchia», pontificò mentre posava i piedi a terra e si alzava.
Nel cucinino, mise sul fuoco il caffè di Kona, il preferito di Dorinda. Men-
tre il liquido filtrava nella caraffa di vetro, lui si chinò e cercò di toccarsi la
punta dei piedi con le dita. Non ci riusciva mai, ma provarci lo faceva sen-
tire bene. Continuò con l'esercizio fino a quando non sentì girare la testa.
Il caffè era pronto... scuro e denso, con un aroma tonificante. Se ne versò
una tazza e tornò frettolosamente a letto, dove sistemò il secondo cuscino
dietro alla schiena. Fu allora che gli occhi gli caddero sul taccuino a spira-
le.
«Che cosa abbiamo qui?» borbottò. Lo aprì. Sulla prima pagina, la cugi-
na aveva scritto: «La romantica storia del ballo della Principessa. Una not-
te per innamorarsi o per innamorarsi di nuovo?» Gus non riusciva a distin-
guere i caratteri più piccoli che comparivano in fondo, così allungò la ma-
no verso gli occhiali, prese la tazza e tornò ad affondare sui cuscini. Lesse
che le Hawaii erano il luogo ideale per una storia romantica, per chi era in
luna di miele così come per le coppie già collaudate. In quelle splendide
isole, molti si incontravano e si innamoravano. Nativi e turisti indossavano
i lei con spirito di amore, amicizia e celebrazione.
Il paragrafo successivo parlava del ballo della Principessa presso il ro-
mantico Waikiki Waters Playground and Resort... l'eccitazione per l'asta di
uno dei lei reali del Seashell Museum, il buffet, le decorazioni, gli abiti of-
ferti come gadget e il ricavato della serata che sarebbe stato devoluto a
un'associazione di giovani artisti del luogo.
«Finalmente la sera del ballo è vicina», aveva scritto Dorinda alla fine
dell'articolo incompiuto.
«Non è vissuta abbastanza per raccontarlo», brontolò rattristato. Non era
stato Beethoven a lasciare incompiuta una sinfonia? si chiese.
Posò il taccuino e sorseggiò il caffè. Ho sempre avuto una certa inclina-
zione per il giornalismo, rifletté. Al liceo ho perfino scritto alcuni articoli
per il giornale della scuola e me la ero cavata niente male. Osservò la ca-
mera da letto e lanciò un'occhiata ad alcuni indumenti di Dorinda gettati
sulla poltrona nell'angolo. Povera D, pensò di nuovo. Sapeva essere esa-
sperante, ma non meritava di finire così.
«Finirò io il pezzo per te, Dorie», disse ad alta voce. «Sarà il tributo del
tuo amato cugino Gus. O Guth, come mi chiamavi da bambina.» Più ci
pensava, più l'idea gli piaceva. Oggi mostrerò il taccuino a Will e gli illu-
strerò il mio progetto. Poi passerò la giornata in spiaggia e tornerò qui per
prepararmi al ballo.
Non lascerò che ti dimentichino, cugina Dorie.
56
Erano da poco passate le otto quando Regan sgattaiolò fuori dalla stanza,
attenta a non fare rumore per non svegliare Kit che era rientrata verso le
tre. Quella notte, Regan si era rigirata a lungo nel letto, chiedendosi ancora
una volta se non si stesse preoccupando per niente. La sera prima, durante
il tragitto in taxi, aveva chiamato Mike Darnell, il quale le aveva detto di
lasciare la bottiglia di birra con le impronte di Steve alla stazione di polizi-
a. Se ne sarebbe occupato in mattinata.
Si incamminò lungo la spiaggia. Era ancora presto e c'era poca gente in
giro. Arrivata in fondo al molo, si sedette. L'acqua lambiva gli scogli e tut-
to era silenzioso e pieno di pace. Si preannunciava un'altra bella giornata
in paradiso.
Era seduta da non più di dieci minuti quando si rialzò. Non deve essere
difficile scivolare su quegli scogli umidi, rifletté. Con cautela ritornò sulla
spiaggia e, scarpe in mano, si diresse verso l'hotel. Oltrepassò sei persone
in calzoncini hawaiani uscite per contemplare l'alba, come era solita fare la
maggior parte dei turisti.
Vide Jazzy seduta a un tavolo d'angolo, vicino alla piscina, in compa-
gnia di un uomo che aveva tutta l'aria di essere un tipo lunatico e scontro-
so. Il suo capo? si chiese. Prese il sentiero che l'avrebbe portata più vicino
al buffet, per farsi vedere da Jazzy.
«Oh, salve», disse la donna quando Regan agitò il braccio in segno di
saluto.
«Salve, Jazzy. Tutto pronto per il gran ballo?»
«Oh, sì.»
Farebbe meglio a presentarmi al suo compagno, pensò Regan. È molto
impegnato con la colazione, ma prima o poi dovrà pur alzare la testa. «È
fantastico che i lei siano stati ritrovati, non credi?»
«Puoi scommetterci», rispose l'altra. «Regan, conosci il mio principale,
Claude Mott?»
«Non credo.» Regan si avvicinò con un largo sorriso, tendendo la mano.
«Regan Reilly. Lieta di conoscerla.»
L'uomo alzò lo sguardo con un sorriso esangue. «Chiedo scusa. Non
valgo niente prima del caffè.»
«La capisco. Anch'io mi sento più umana dopo la prima tazza della gior-
nata. Non vedo l'ora di vedere le sue creazioni, stasera.»
«Non resterà delusa», borbottò Claude. «Dopo il ballo faremo ritorno a
Big Island, dove disegnerò, disegnerò, disegnerò.»
«Jazzy mi ha detto che ha una casa meravigliosa», disse Regan facendo
del suo meglio per riuscire accattivante. Voleva capire perché quei due
fossero finiti nel dossier di Dorinda, e l'approccio gentile sembrava il mi-
gliore.
«La adoro. È il mio rifugio lontano da tutto e da tutti.»
«Dove si trova, precisamente?»
«Non sono solito svelare questo mio piccolo segreto, ma per lei farò
un'eccezione. Sulle colline, a pochi chilometri dall'aeroporto di Kona.»
Claude si baciò le dita strette a grappolo. «È magnifica. L'unico problema
è che stanno costruendo una casa nella proprietà adiacente».
«Chi sono i proprietari?» domandò Regan.
«Non ne ho idea, ma mi creda, non hanno gusto.»
«Tutto si risolverà quando venderai la casa e ne costruirai una vicino a
Waikiki», intervenne civettuola Jazzy.
Regan aveva l'impressione che la ragazza spingesse affinché il suo capo
si trasferisse. Evidentemente, ci teneva a essere là dove ferveva la vita so-
ciale a base di party, mostre d'arte, gite in barca e pettegolezzi. Big Island
era bella, ma molto più tranquilla. E noiosa. «Be', le recinzioni fanno i vi-
cini buoni», commentò desiderosa di prolungare la conversazione, anche
se era evidente che i due non l'avrebbero invitata a unirsi a loro.
«Il problema è proprio la recinzione!» proruppe Claude. «Hanno appena
montato del filo spinato. Che cosa diavolo stanno costruendo? Una prigio-
ne?»
«La casa non si vede perché gli alberi sono molto fitti», spiegò Jazzy.
«Una zona splendida, selvaggia e incontaminata. Claude non capisce la
necessità del filo spinato e io concordo con lui.»
«Quando contano di trasferirsi?» chiese Regan.
«In primavera, sembra. Non vedo l'ora di scoprire che faccia hanno. Due
donne, mi hanno detto. Non so altro su di loro.» Claude tornò a concen-
trarsi sul menu e Regan capì che la conversazione era ormai finita.
«Godetevi la colazione», si arrese. «Ci vediamo più tardi.»
L'investigatrice oltrepassò la piscina e la reception. Will era già in uffi-
cio, apparentemente un po' più rilassato. «Oggi è il gran giorno, Regan.»
«Lo so. Ha trascorso una bella serata?»
«Sono felice che mia moglie e mio figlio siano tornati. Kim è splendida.
Le ho raccontato tutto e lei non se l'è presa troppo quando ha saputo
dell'arrivo mia madre.»
«Ottimo. Ho appena visto Jazzy e Mister Simpatia.»
«Claude?»
«Sì. Un autentico incantatore.»
L'uomo scoppiò a ridere. «Non lo dica a me.» [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]

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